La nostra storia

Una storia che parte dall’antica Roma

Tiezzo e il passato

La zona tiezzese, posta in una pianura bagnata da un piccolo corso d’acqua – il fiume Fiume -, risulta abitata già a partire da epoca romana: scavi archeologici tenutisi nel 1900 – dal conte di Torre Ragogna e, poi, dall’artista tiezzese Pierino Sam – hanno portato alla luce reperti di manifattura romana indicanti la presenza di una fornace nel territorio.

Tiezzo e la storia moderna

La storia tiezzese è sempre stata legata alla propria terra: come tutti i paesi di una volta, la maggior parte degli abitanti era di famiglia contadina, spesso mezzadri o affittuari, solo con il processo di modernizzazione del 1900 la popolazione ha incominciato a lavorare nelle fabbriche della vicina Pordenone – in espansione grazie alla forte presenza d’acqua del territorio. Nel secondo dopo guerra, complice il boom economico, anche Tiezzo inizierà ad avere una propria zona industriale, posta a cavallo con il confine con il capoluogo azzanese. In un mondo sempre più tecnologico e moderno, sono molte i lavori che oggigiorno compiono i tiezzesi: la zona industriale è diventata un punto di riferimento nel settore della meccanica e dell’artigianato, mentre permango, nel centro del paese, le piccole attività economiche.

Tiezzo e la sua Parrocchia

Sappiamo per certo da fonti storiche che fin dal 1300 esisteva una Chiesa, allora cappellania, dipendente dalla Pievanale di Azzano. Si può dedurre oltremodo che essa esistesse anche prima di tale anno, avendo documentata la chiesetta di Piagno fin dal 1262, ma non disponiamo di documenti che possano attestare ciò. Nell’anno 1584 (XVI secolo), la popolazione tiezzese contava 266 abitanti ed il curato del paese dimorava, alternativamente, quattro anni a Tiezzo ed altrettanti a Fiumesino. Nel 1687 la cappellania di Tiezzo fu elevata a Parrocchia e la Chiesa eretta nel ‘600 non risultava più sufficiente a contenere i fedeli che aumentavano in numero; pertanto, come avvenuto a Fiumesino – ove nel 1800 fu demolita la precedente per costruire l’attuale chiesa –, si deduce che nel 1860 venne iniziata la costruzione dell’attuale tempio, dopo aver spostato il cimitero che la attorniava e consacrando il 2 maggio 1847 il nuovo in via Slissa. Le funzioni religiose, data la demolizione della precedente, si può supporre siano state celebrate nella chiesetta dedicata a San Martino, sita in via Armentera. Frattanto la popolazione era salita a 1175 abitanti (anno 1874). Si legge nella documentazione a disposizione che l’attuale Parrocchiale fu realizzata in due tempi, ultimandola sul finire del 1800, quindi dopo circa trent’anni dall’inizio del cantiere. Tre furono i parroci che seguirono i lavori dell’erigenda chiesa: Don Osvaldo Infanti, Don Guerrino Guerra e Don Pasquale Pasquali. Quest’ultimo portò a compimento la finitura della chiesa, diede atto di provvedere per una casa canonica per il curato del paese stesso (spostandone l’abitazione dalla vecchia sede, ove ora sorge il complesso condominiale “San Martino”) e si premurò di far costruire il nuovo campanile, vedendo quasi la conclusione, dopo la demolizione del precedente. Inoltre, Don Pasquali cambiò il titolo della Madonna del Rosario in “Madonna della Salute”, proprio nell’anno del suo arrivo a Tiezzo, il 1886. Nell’anno della consacrazione della Parrocchiale (dopo che la stessa, fu aperta al culto intorno al 1873 – 74), la popolazione era salita a 1720 tiezzesi (annettendo, nove anni prima, le borgate di Piagno e Pedrina – Codopat). Durante la consacrazione della nostra chiesa, avvenuta il 30.11.1898, furono poste in un’urna al centro dell’altare maggiore le reliquie dei Santi Theodoro, Fulgenzio e Veneranda, le quali furono oggetto di una veglia di preghiera il giorno precedente nella chiesetta di San Martino in via Armentera. Convennero alla cerimonia il vescovo Francesco Isola e 17 sacerdoti delle Parrocchie limitrofe, il rito avvenne con la solenne celebrazione della Messa semipontificale. Una lapide, posta su una parete della chiesa, testimoniava tale evento.

La chiesa di Tiezzo, a costruzione ultimata, in una foto di fine 1800, si può notare il vecchio campanile sulla sinistra

Dal punto di vista estetico, la chiesa risulta in stile classico di ordine dorico, priva di mètope e triglifi; la facciata esterna in pietra e cotto, con le quattro colonne sporgenti portanti un ampio timpano, si rifà all’antico tempio greco. Verso la fine del 1800 furono acquistati gli schienali del coro, in stile liberty, e riparati due confessionali settecenteschi tuttora presenti, uno dei quali è rimasto nell’aula della chiesa, mentre l’altro nelle sua collocazione originaria. Nel 1877 vennero benedetti i quadri della “Via Crucis” classica, restaurate nel 2018 e successivamente ricollocate nella loro originale posizione.

Proseguendo al 1923 – anno della scomparsa di Don Pasquale Pasquali – allorché al campanile del paese mancava solo il meccanismo dell’orologio, si parlava già di costruire una nuova e più ampia chiesa per la quale lo stesso sacerdote lasciò i suoi beni stimati nella non modica cifra di 40.000 £. Il successore, Don Giuseppe Borean, volle dare inizialmente impulso alla costruzione dell’attuale asilo parrocchiale per poi indirizzarsi nella realizzazione di un tempio più ampio; quanto si sarebbe dovuto annunciare ai fedeli di Tiezzo il giorno di Capodanno del 1929 venne interrotto dalla prematura scomparsa del presule, colpito da paralisi la sera precedente. Il nuovo sacerdote, Don Giovanni Battista Graziussi, qui a Tiezzo per quarantadue anni, raccolse il testimone lasciato dal suo predecessore, come attesta una lettera che egli stesso inviò al Vescovo dopo pochi mesi dal suo arrivo. La popolazione di Tiezzo era intanto di 3000 anime. Se non che, dopo qualche anno, l’idea verrà accantonata e sarà costruita la cantoria di legno tuttora esistente. Dopo la seconda guerra mondiale, avvenne l’emigrazione all’estero di molti compaesani. Nel 1948 furono eseguiti da Pierino Sam i tre bassorilievi rappresentanti le virtù teologali: Fede, Speranza e Carità. Nel biennio 1953 – 54 fu eseguita la decorazione interna di tutta la stessa e tolto il lampadario di Murano che la ornava internamente; la decorazione, però, non resistette a lungo. Si realizzò il pavimento interno in granito e furono acquistati gli attuali banchi, offerti dalla sig.ra Antonietta Russolo. Nel 1969, intanto, gli abitanti erano scesi a 2030. 

L’attuale interno della chiesa, con i banchi acquistati nel 1969

Ritiratosi l’ arciprete don Graziussi per l’età avanzata, la guida del paese passò a mons. Don Danilo Cassin, anch’egli presbitero a Tiezzo per quarantadue anni. Urgevano i lavori di rifacimento parziale del soffitto crollato e riatto del tetto; si parlò anche di ampliare la stessa, ma non si concretizzò nulla. Dopo il 1976 si restaurò la casa canonica e si costruì l’oratorio Parrocchiale dedicandolo a Papa Luciani (con un ulteriore cantiere nel 2010 – 2011). Venne ulteriormente ipotizzato un cantiere che prevedesse un ampliamento della chiesa: o con due navate o aprendo il lato destro della stessa o con un presbiterio maggiormente ampio. Alla fine il Vescovo non avvallò tali ipotesi. Furono, nel 1982, ricavate due prolungamenti laterali per i confessionali, la bussola ed il battistero; venne inoltre ricavato un ripostiglio sopra la sacrestia. Oltre ciò il tetto fu riattato e rifatte le scalinate esterne con pietra piasentina; la chiesa venne anche tinteggiata internamente (come avverrà nel 2004 poi nell’attuale tinta, ripassata nel 2017 allorché il grande crocefisso acquistato nel 1935, una volta presente nell’abside, era stato collocato nella cappella laterale destra). 

L’attuale battistero, con l’antica fonte, restaurata e ricollocata, nel 2020

L’attuale parrocchiale avrà il rifacimento del tetto e la tinteggiatura esterna nel 2018 (la precedente era di metà anni ’80). Aggiungiamo che nell’anno 2016, rimosso il dipinto di San Martino (opera dell’artista Arrigo Poz e ora in deposito nell’aula consiliare del Seminario Diocesano), ha ritrovato la sua originale collocazione la restaurata settecentesca tela raffigurante il nostro Santo Patrono protettore.

Internamente alla chiesa trovano posto i due pregevoli settecenteschi altari laterali, con paliotti di marmo policromo, i quali provengono dalla precedente chiesa demolita, reimpiegati poi nella nuova nel corso dell’ottocento. A sinistra dell’ingresso principale, troviamo la tela coeva all’altare di Sant’Antonio Abate raffigurato assieme a San Rocco, San Sebastiano e Sant’Antonio di Padova in gloria. L’altro altare ligneo, nel quale in precedenza si venerava – come ricordato sopra – la Vergine Maria con il titolo di “Madonna del Rosario”, venne dedicato alla Madonna della Salute nel 1886, commissionando l’attuale statua allo scultore veneziano Antonio Destro. La prima festa della “Salus Infirmorum” fu proprio il 21 novembre del 1886. Tale devozione potrebbe essere stata generata quale tutela dalle epidemie presenti in quel tempo.

Altare dedicato alla Madonna della Salute

Recentemente la chiesa è stata ulteriormente impreziosita di quattro vetrate artistiche dedicate agli evangelisti (nell’aula della stessa) e di tre dedicate ai Santi Arcangeli Michele, Gabriele, Raffaele (nella sagrestia). Per rendere più dignitoso il sacramento della riconciliazione si è realizzata una penitenzeria “Misericordia Domini”. In tale luogo si è accolta la moderna Via Crucis di Pierino Sam e un pregevole crocifisso ligneo di fine XIX secolo per uso liturgico. Due vetrate, una dedicata alla parabola del Padre Misericordioso e l’altra allo Spirito Santo, impreziosiscono ulteriormente l’aula deputata alla sacramento della riconciliazione e alla direzione spirituale.

Via Crucis, Pierino Sam, anni ’70 ca, bronzo sbalzato

L’antico coro ligneo del presbiterio è stato restaurato e ha ritrovato il suo antico splendore, accompagnato dalla sostituzione delle vetuste pedane in legno che sono state sostituite dal completamento del pavimento.  Nella quaresima 2020, nonostante l’emergenza Covid–19, si è avviata la pulizia delle mense degli altari laterali e si è ricollocata l’antica vasca adoperata come fonte battesimale nel battistero. 

Tiezzo e il suo campanile

Iniziata nel 1911 la costruzione del nostro campanile (nel 1909 furono attuati lo scavo e le fondamenta) in stile rinascimentale di architettura ottocentesco lombardo–veneziana, su progetto dell’arch. Domenico Rupolo di Caneva, si scelsero come materiali il cotto e la pietra viva, questa proveniente dalla cava “Policreti” di Castel d’Aviano, mentre i mattoni furono acquistati da una fornace di Villanova di Pordenone. L’impresa edìle scelta fu la ditta di Prosdocimo Luigi e Bianchini Giuseppe di Fagnigola.

Si era, nel frattempo, rimossa la cella campanaria dell’antico campanile, alto circa la metà dell’attuale e addossato alla Chiesa stessa, poiché pericolante per i materiali stessi con cui furono entrambi realizzati, nel corso del 1600, provenienti da precedenti demolizioni edili. La stessa Parrocchiale, realizzata allora, fu poi riadattata nella seconda metà dell’800.

I lavori del campanile interrotti a causa della Prima guerra mondiale

Scoppiata la grande guerra nel 1914, dal 1915 – anno dell’ingresso dell’Italia, nel conflitto mondiale – sino al 1918 i lavori furono interrotti: si era giunti all’altezza dei quattro quadranti dell’orologio; ripresero poi nel 1922 con il nuovo appalto dell’impresa edile Bidinost Teodoro e Brenelli Antonio di Cordenons, dopo che furono saldati i debiti contratti. Nel 1924 i lavori giunsero al termine: i nuovi mattoni per la costruzione, di colore diverso, diedero la nota caratteristica di “doppia colorazione” del campanile stesso, visibile proprio all’altezza dell’orologio.

Furono, intanto, ordinate tre campane, di dimensioni e note diverse 25 febbraio 1924 e spedite a Tiezzo, dalla fonderia G. B. De Poli di Udine, il 13 giugno 1924. In realtà, sono in tutto quattro le campane: è presente, infatti, anche una campanella, acquistata prima, medesima ditta, nel 1923, oggigiorno non più usata, recante la scritta: A FULGURE ET TEMPESTATE LIBERA NOS DOMINE (Signore, liberaci dal fulmine e dalla tempesta). La più piccola suona la nota FA (con inciso “Tiezzo di Pordenone 24 MAGGIO 1924, CHRISTUS VINCIT – CHRISTUS REGNAT – CHRISTUS IMPERAT”), la media suona la nota MI (rifusa nel 1938 e con inciso “MARIA MATER GRATIAE ORA PRO NOBIS –TIEZZO 1938 XVII° ANNO TERZO DELL’IMPERO”) e la grande suona la nota RE (rifusa nel 1936 con inciso “REGI SAECULORUM HONOR ET GLORIA. UT FRUCTUS TERRAE DARE ET CONSERVARE DIGNERIS TE ROGAMUS AUDI NOS. SANCTE MARTINE ORA PRO NOBIS – TIEZZO DI PORDENONE 28 OTTOBRE 1936 I° ANNO DELL’IMPERO XV° DELL’ERA FASCISTA – RIFUSA CON LE OFFERTE DEL POPOLO”).

Il peso totale peso delle tre campane risulta pari a 2.704 kg. La spesa effettuata per le campane fu di 27.332 lire; con gli interessi passivi si arrivò a 30.000 lire. Il campanile, svettante nei suoi 60-65 metri d’altezza sino alla cuspide con parafulmine, venne inaugurato probabilmente entro il 1926. Nel corso degli anni il vecchio meccanismo dell’orologio – che iniziò a scandire il tempo il 19 aprile 1925 – fu sostituito prima nel 1974 e poi anche l’anno seguente a causa dei danni provocati da un fulmine. 

La piazza di Tiezzo negli anni ’60

Nel 1985 venne riattato il castello campane sostituendo le armature di oscillazione di legno del 1924 con armature di ferro. Alcuni danni alle lancette dell’orologio ed ai cornicioni del campanile, nonché al tetto della Chiesa, furono provocati dalla tromba d’aria del 20 agosto 1988.

La cima del campanile oggi

Di sopra sono riportati alcuni video del suono delle campane.

Le sezioni chiesa e campanile sono a cura del dott. Christian Vicenzotto

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